Facciamo il punto...

Lo scandalo MPS ha riaperto il dibattito relativo all'eticità del sistema bancario.
L'obiettivo di questo post è rispondere a due quesiti.
E' giusto o sbagliato che una banca operi in derivati ? 
E' opportuna la scelta di de-specializzare le banche? O addirittura renderle nuovamente imprese pubbliche?

Prima di cercare di rispondere, bisogna fare due premesse: 
1-la banca è un'impresa privata, esistono soggetti che conferendo danaro attraverso le partecipazioni  attendono che a fine anno l'azione renda un profitto. Come in ogni azienda quindi l'obiettivo è massimizzare tale profitto. La scelta di eticità non è quindi dovuta da un'azienda bancaria, ne bisogna criticare eventuali scelte contrarie. Qualora i soci volessero, potrebbero far intraprendere dai loro manager un sentiero equo, ma ciò ridurrebbe senza dubbio il profitto massimo raggiungibile. (non possiamo pensare di avere la moglie ubriaca e la botte piena, un'obiettivo compromette l'altro).

2- La specializzazione della banca è un vincolo di operatività verso una sola business area, ossia la possibilità di poter operare in un solo tipo di mercato (finanziario o creditizio). Attualmente nel settore bancario vige la de-specializzazione, ossia la completa libertà per le banche di operare in qualsiasi settore del credito (breve-medio-lungo termine) e della finanza, creando di fatto la c.d. "banca universale".

Lo strumento derivato, riporto la definizione di wikipedia, è riferibile ad ogni contratto o titolo il cui prezzo sia basato, "derivato", sul valore di mercato di uno o più beni (quali, ad esempio, azioni, indici finanziari, valute, tassi d'interesse). Il derivato nasce con l'obiettivo di assicurare un investimento. Compro un'azione, se questa acquisisce valore il mio è stato un investimento profittevole, se perde valore invece, avendo acquistato un derivato, la mia perdita si porterebbe a zero. 
Questa è una estrema esemplificazione del funzionamento, è ovvio pensare che se cosi fosse, nessuno perderebbe danaro nel mercato finanziario, ma non è così poichè oggi i derivati vengono sfruttati per altre due funzioni, quella speculativa e quella di arbitraggio (non mi dilungo molto su questi aspetti poichè sono sintetizzati molto bene qui). I derivati essendo contratti, sono leciti, se il contratto risulta ovviamente lecito. Quindi una parziale risposta alla prima domanda è si, se questi sono stati contrattati in maniera lecita,  quindi se la banca o chi per essa ha spiegato la tipologia di strumento al cliente in maniera esaustiva e se il profilo di rischio del cliente risulti adeguato al profilo di rischio dello strumento. Tuttavia basti pensare che anche i manager bancari sbaglianoo a comprendere il funzionamento del derivato, figuriamoci un cliente medio di una banca. Va da se che sarebbe opportuno ridurre la vasta zoologia di derivati, racchiudere tale armamentario in alcune tipologie standardizzate ed uguali per tutti. A solo titolo esemplificativo. Oggi posso stipulare un derivato su un tasso,qualsiasi, posso decidere la data di liquidazione, qualsiasi, posso decidere il regime in cui calcolo gli interessi,qualsiasi, posso decidere dove e come avverrà lo scambio ecc ecc... L'estrema libertà di contrattazione non è efficiente, purtroppo è un dato di fatto!

Rendere una banca impresa pubblica, avrebbe i suoi vantaggi di funzione sociale, ma anche qui la storia insegna come una gestione pubblica non sia efficiente, aumenterebbero gli sprechi e i manager non sarebbero incentivati a produrre alti profitti, ma bensì a tutelare solo il loro interesse personale.
Sono invece favorevole come soluzione ai problemi ad una nuova specializzazione del settore bancario.
Una banca dovrebbe scegliere se fare profitti nel mercato del credito o nel mercato finanziario. Cioè scegliere se fare profitti attraverso la raccolta del risparmio e l'erogazione del credito o attraverso la compravendita di strumenti finanziari. Ad oggi il credito concesso alle famiglie ed alle imprese è in continuo calo, per tre ragioni fondamentali: la mancanza di solvibilità in tempi di crisi, la stringente normativa di accantonamento di patrimonio a fronte dei rischi (c.d. Basilea 1,2 e 3) ed infine le scelte strategiche. 
E' ovvio pensare che tra erogare il credito (assumendosi il rischio di non vedersi restituire il danaro a scadenza) e fare trading tra i mercati (cercando di sterilizzare il rischio attraverso appunto i derivati) una banca scelga la seconda. Ma se il legislatore imponesse alla banca di prendere una decisione permanente si eliminerebbe almeno uno dei tre problemi sopra elencati. Cosa accadrebbe se tutte le banche scegliessero la strada del trading? Non accadrebbe poichè esistono ed esisteranno sempre banche medio piccole come le popolari o le credito cooperativo, che qualora le maggiori banche dovessero spostarsi nel settore finanziario, fruirebbero di una maggiore quota di mercato che le porterebbe ad offrire a condizione migliori crediti e finanziamenti alle famiglie ed alle imprese.

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