Caro nonno... resta pure a lavoro! A me ci pensa l'economia...

Gli anziani rubano il lavoro ai giovani, l'aumento dell'età pensionabile posticipa l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Quante volte abbiamo sentito queste frasi, o meglio, quante volte abbiamo detto queste frasi. Nel seguente articolo, voglio spiegare perché, queste sono dicerie e modi di dire, e non corrispondono a verità. L'idea alla base di queste "dicerie" è pensare che ci sia un ammontare definito di lavoro disponibile. Se cosi fosse, le frasi citate sarebbero veritiere.

Esempio: (Posti di lavoro intesi come stock)
Se i posti di lavoro in un dato momento storico sono 100 e di questi 80 sono occupati, i restanti 20 sono liberi, e se i giovani in cerca di lavoro sono 20, allora il tasso di disoccupazione giovanile è 0% . Se i giovani in cerca di lavoro sono 30 (20 occuperanno i posti vacanti) il tasso di disoccupazione sarà 10%.
Da questo semplice esempio evince che dato per fisso il numero di posti di lavoro, le  variabili che cambiano sono il tasso di disoccupazione giovanile e il numero degli occupati. In questo caso esiste un vaso comunicante tra disoccupazione giovanile e lavoratori anziani, tanto maggiore sarà la permanenza temporale degli anziani nel mondo del lavoro, tanto sarà minore la possibilità di dare spazio ai giovani.


Se intendiamo come nella realtà i posti di lavoro una grandezza di flusso (e non come stock), ovvero come una quantità variabile che dipende da fattori esterni, allora diventa erroneo pensare che tra posti di lavoro e disoccupazione ci sia correlazione. Il totale dei posti disponibili è indeterminato e dipende dall'andamento dell'economia. Maggiore sarà la flessibilità e lo stato di crescita dell'economia, maggiore sarà la quantità di posti di lavoro offerti. Quindi,. il mercato del lavoro deve essere inteso non come un vaso comunicante ma bensì come un albero, che attraverso la luce e l'acqua (fattori esterni) cresce e si dirama. Se però quest'albero è posto in una zona d'ombra, coperto da altri alberi più grandi e forti (il riferimento alla Germania è da intendere casuale), la sua crescita sarà lenta. Inoltre l'albero tenderà a crescere curvato e con difetti strutturali difficilmente raddrizzabili. 

A sostegno della tesi enunciata facciamo riferimento alla disparità del tasso di disoccupazione giovanile tra Nord, Centro e Sud d'Italia che è al 2009 ammontava rispettivamente al 16.9% , 22.6% e 34.6% (Fonte ISTAT). Con l'uscita dal mondo del lavoro a 67 anni , uguale per tutta l'Italia, non si spiegherebbe questa disparità tra le diverse regioni italiane, se il lavoro fosse inteso come stock. In economie più floride come quelle del Nord d'Italia il tasso di disoccupazione giovanile è molto inferiore alla media italiana. Per concludere dunque si afferma che non esiste nessun legame automatico tra chi entra e chi esce dal mondo del lavoro. Alcune ricerche,dimostrano che a un'età lavorativa più alta corrisponde una bassa disoccupazione. In merito non posso dibattere, in quanto non ho trovato fonti rilevanti, per cui rimando tale discussione ad un prossimo articolo.

Fonti:
 Rapporto OCSE 2011
ISTAT

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